Quella di design sperimentale è una formula spesso abusata, ma quantomai vera nel caso di Ingo Maurer. Poeta dello straniamento, le sue lampade non sono mai ciò che sembrano ad un primo sguardo: sanno infatti reinventare con creatività materiali apparentemente poveri, come la carta o il metallo, in progetti di straordinaria densità espressiva. Al centro di ogni creazione di Ingo Maurer c’è sempre la luce, ancor più che l’apparecchio illuminante.
Come ogni artista, Ingo Maurer ha sviluppato un universo di simboli ricorrenti ed intimamente personali. Un tema che ricorre spesso è quello della lampadina, spesso isolata ed enfatizzata, come nella lampada da tavolo Bulb, sua creazione d’esordio nel 1966 ed esposta in molti musei in tutto il mondo. Questo stilema è rielaborato in mille modi: nella lampada a sospensione Wo bist du, Edison, ad esempio, è invece l’assenza di lampadina a risaltare, sostituita da un ologramma della stessa proiettato sul diffusore.
In contrasto con la rigorosa perfezione del design modernista, le lampade Ingo Maurer si presentano con un look “sporco”, al confine con il ready made: partono da queste premesse opere come la lampada a sospensione Porca Miseria!, una vera e propria esplosione di cocci, prodotta in edizione limitata e sempre diversa in ogni suo esemplare, o la lampada Canned Light, singolare omaggio alla Pop Art di Andy Warhol, costituita da un semplice barattolo di zuppa Campbell’s.
Sistemi di illuminazione come il modello YaYaHo arrivano invece a stabilire un dialogo creativo direttamente con l’utilizzatore, permettendo una componibilità a suo piacimento. Nell’estremo eclettismo del catalogo Ingo Maurer si possono trovare prodotti di spiazzante semplicità come il lampadario Zettel’z in carta giapponese o la celebre lampada Lucellino, affiancati da opere di maestosa eleganza come lo splendido lampadario Lacrime del Pescatore.