Intervista con Michal Keinan Sinai | Architetta d’interni e designer
Architetta d’interni e designer, Michal Keinan Sinai comincia il suo percorso al Shenkar college (Bachelor of Arts in design per tessuti nel 1992) e prosegue alla Berchem Academie – Beeldende Kunsten in Architettura e Design d’Interni. Il suo stile unico unito al tocco caratteristico di ogni progetto ci ha spinto a chiederle di più riguardo al percorso che l’ha portata a dedicarsi all’arredo di case e progettazione d’interni in tutto il mondo
Parlaci del tuo lavoro. Hai sempre desiderato dedicarti al design d’interni?
Affatto. Sono nata in Israele dove ho cominciato a lavorare come designer tessile. Mi sono poi trasferita in Thailandia per gestire un team di designer in un’azienda di moda che esporta in Europa. Da lì il mio percorso mi ha portato in Belgio, dove sono rimasta per 17 anni. In quegli anni la mia passione per le texture, i colori e le forme si è ampliata in un modo che oggi mi sembra naturale.
Come è nata questa passione e cosa ti ha spinto a portarla avanti fino ai risultati di oggi?
Penso di essere nata con un senso di “cosa è giusto”. Il mio lavoro come designer di tessuti ha comportato molti viaggi negli Stati Uniti, Giappone, Hong Kong, ecc. Ho anche vissuto in Europa e in Estremo Oriente; ho avuto la possibilità di sperimentare e conoscere stili e tradizioni internazionali. Credo che questa apertura verso gli orizzonti si rifletta nel mio lavoro. Mi piace mescolare oggetti, colori e stili. Un po’ come nel mondo dell’arte dove la parola “giustapposizione” è molto comune. Il mio scopo è quello di incuriosire i visitatori che entrano nelle case che realizzo, far loro chiedere perché questo oggetto è posizionato dove è posizionato. Da dove viene? Che cos’è?…
Ricordi delle esperienze, viaggi o momenti della tua vita che ti hanno particolarmente formato in questo settore?
Circa 20 anni fa mi venne l’idea di gestire una galleria d’arte. L’arte è sempre stata un’altra delle mie passioni. Per un po’ di tempo il progetto mi impegnò molto. Adoro scoprire l’effetto che una buona opera d’arte può fare a uno spazio. Non sto parlando di semplici abbinamenti ma qualcosa di più grande e profondo. Il modo cioè in cui opere d’arte possono integrarsi agli ambienti della casa così che le persone che li abitano possano percepirli in modo diverso e più completo.
Ricordo la mia prima visita alla Biennale di Venezia. In piedi nell’Arsenale ad ammirare la bellezza di quella sorprendente cornice di storia provai soggezione anche nel visitare il Giardino delle Sculture di Carlo Scarpa nel Padiglione Italia. Si è detto così tanto a riguardo, ma per me quella prima visita equivalse a poco meno che una rivoluzione. Era la dimostrazione perfetta di come la buona architettura possa piegarsi e modellarsi per consentire all’esterno di fondersi con l’interno per dar vita a uno spazio d’intimità.
Come nasce un progetto? Quali elementi sono per te imprescindibili e cosa può essere lasciato al caso?
Inizio guardandomi intorno. Quali peculiarità posso accentuare? (Un bell’albero fuori dalla finestra, una forma specifica della casa?) A volte sono i clienti stessi o una loro passione che innesca il processo. La luce naturale è fondamentale ed è sempre un punto di svolta. Nel mio lavoro cerco sempre di sfruttarlo al meglio. Credo che lavorando in questo modo le cose vadano naturalmente al loro posto, senza forzare. A volte tutto può sembrare lasciato al caso, ma come direbbe Freud … è il subconscio che sta facendo tutto il lavoro.
Osservando i tuoi lavori è impossibile non notare l’estremo bilanciamento di ogni ambiente fuso a una ricerca misurata di materiali e colori. Che rapporto esiste per te fra questi diversi elementi? Quanto spazio viene invece lasciato alla funzionalità?
Vedo l’ambiente come parte integrante dello spazio. Non dovrebbe mai essere ignorato. L’ambiente dà senso allo spazio e viceversa. Mi piace disegnarne alcuni elementi per creare una soluzione di continuità. Molte volte il solo modo per farlo è sfruttare colori, materiali, trame e forme. La funzionalità è la chiave del mio design. Il design non vale nulla se non lo si può usare a proprio piacimento. L’estetica deve essere al servizio dell’uomo che ci vive.
Molti degli interni da te progettati portano la firma di prestigiosi marchi di design Made in Italy. Quanto spazio riservi a questi elementi “di lusso” e come ti rapporti allo stile da loro proposto?
Stile e glamour sono diventati elementi inseparabili nella definizione del design italiano. Sembrano creare un equilibrio tra l’eleganza classica e la creatività moderna dando vita a un approccio fresco con soluzioni estetiche sempre sorprendenti e innovative. Per me sono fondamentali. Nel mio lavoro ciò che conta maggiormente è che tutto sia bello e lussuoso ma anche luminoso e naturale allo stesso tempo. Lavorando in un paese come Israele, con il clima e il temperamento mediterranei, è essenziale.
Hai qualche progetto a cui ti senti particolarmente legata o dove pensi di esserti espressa più che in altri?
Amo tutti i miei progetti, grandi o piccoli che siano. Ognuno porta nuove sfide. Ovviamente è molto bello avere progetti con budget illimitato, ma qualche volta i lavori più piccoli offrono l’opportunità di dar vita a soluzioni creative e sperimentazioni.
Un’ultima retrospettiva: come pensi sia cambiato il tuo lavoro negli ultimi anni? Cosa si è mantenuto e cosa invece ha cessato d’esistere o si è completamente modificato?
Credo che con il tempo io sia diventata più esperta e abile nell’intrecciare diversi ambiti del mio lavoro. Creare splendidi spazi in cui le persone possano vivere non è più abbastanza, ma deve sempre esserci un surplus che evidenzi la loro personalità. Questo vuol dire unire diversi elementi non specificamente legati al design. Riuscire a integrare tutti questi fattori in un tutt’uno progettuale è la vera sfida del mio lavoro.
Stai lavorando a qualche progetto in questo momento? Ti andrebbe di darci qualche suggestione?
Attualmente sto lavorando alla ristrutturazione degli interni e dei giardini di una casa costruita all’inizio degli anni ’90 da un famoso architetto israeliano, Ram Carmi, per un famoso falegname israeliano. La casa era piena di antichi pezzi di falegnameria in legno pregiato. Ho completamente rivisitato gli spazi interni per adattarli alla famiglia che vi risiede ora e donargli un aspetto più attuale, ma allo stesso tempo ho voluto rendere omaggio al falegname e al suo lavoro. Abbiamo raccolto tutto il legno dai pezzi che non intendevamo mantenere e ne abbiamo fatto un’elegante libreria da me progettata, oltre che in numerosi altri elementi della casa a ricordo dell’ex proprietario.
Che ci dici invece del futuro? Hai già in serbo qualche novità?
Per il momento, con tutto quello che sta succedendo nel mondo, mi trovo più che bene in Israele.