Poltrona Margherita
Franco Albini, Gino Colombini,
Poltrona Margherita
La poltrona Margherita di Bonacina 1889 rappresenta una delle pietre miliari del design italiano e una delle creazioni più note del grande maestro del Razionalismo Franco Albini, che l’ha realizzata in collaborazione con Gino Colombini.
Con Margherita Albini realizza quasi un omaggio alla tradizione dell’artigianato popolare, elevando un materiale tradizionalmente povero e rendendolo partecipe di una ricerca formale in linea con le sperimentazioni condotte oltreoceano dagli Eames o da Eero Saarinen. Mentre questi ultimi si concentravano sulla plastica, che per il suo stampaggio necessitava di costosi macchinari difficili da reperire in un’Italia da poco uscita dalla Seconda Guerra Mondiale, Albini recuperava invece la tradizionale tecnica manuale dei cestai coniugandola però con raffinati principi ingegneristici.
Nasce così una poltrona quasi dematerializzata, che supera la tradizionale dicotomia tra struttura e rivestimento, donando agli elementi di sostegno anche dignità di decorazione e ottenendo un gioco di pieni e di vuoti che richiama in qualche modo le creazioni di Harry Bertoia. La poltrona consiste in quattro balestre in giunco con corteccia che ne costituiscono l’asse portante a cui si aggancia un fitto intreccio in canna d’India che dà forma alla poltrona. La seduta è resa più confortevole da un cuscinetto rotondo con imbottitura in gommapiuma.
Il progetto di Margherita è commissionato ad Albini dalla Rinascente di Milano ed è realizzato dall’artigiano brianzolo Vittorio Bonacina, la cui azienda produce la poltrona ancora oggi. Margherita venne presentata alla IX Triennale del 1951 in un ambiente interamente composto da arredi in rattan disegnati da Albini, tra i quali la poltrona Gala, e ottenne in quell’occasione la Medaglia d’Oro. Oltre che in giunco naturale, la poltrona Margherita è disponibile anche con una laccatura in vari colori.
L'architettura moderna non consiste nell'uso di materiali e di procedimenti costruttivi nuovi, ma tutti i mezzi costruttivi sono validi in tutti i tempi, purché logici e ancora efficienti