Rodolfo Bonetto
Rodolfo Bonetto (1929-1991) è stato uno dei grandi protagonisti della feconda stagione del design italiano del dopoguerra. Vincitore del Compasso d’Oro per ben otto volte (1964, 1967, 1970, due volte nel 1979, 1984 e 1991, quest’ultimo un riconoscimento alla carriera assegnatogli post mortem), Bonetto fu molto attivo anche a livello associativo e divulgativo: ha ricoperto numerosi ruoli per l’ADI (Associazione per il Disegno Industriale), fra cui quello di presidente fra il 1971 e il 1973, ha guidato l’International Council of Societies of Industrial Design dal 1981 al 1983, ha insegnato negli anni ’60 alla Scuola di Ulm, invitato direttamente dal suo direttore Tomas Maldonado. La sua personale formazione era però autodidatta, tanto da venire definito affettuosamente da Vittorio Gregotti un “operaio colto”: in gioventù Bonetto era stato infatti un apprezzato musicista jazz e si era avvicinato al design grazie allo zio paterno Felice Bonetto, famoso pilota automobilistico, che lo spinse a entrare alla Pininfarina (dove lavorò dal 1951 al 1957, quando decise poi di mettersi in proprio). Oltre che nel campo del car design, Rodolfo Bonetto ha curato progetti di elettrodomestici, macchine utensili, elettronica e altri campi in cui la sua grande attenzione per gli aspetti tecnici era massimamente valorizzata. Fu particolarmente feconda la sua collaborazione con Olivetti. Nel settore dell’arredo le sue creazioni più belle sono oggi editate da B-Line, ma ai tempi ebbe occasione di lavorare anche con Driade, Flexform, iGuzzini, Olivari e altri brand. Dopo la morte il suo studio di design viene guidato dal figlio Marco.
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