Intervista a Vittorio Livi | Imprenditore designer e artista del nostro tempo
Imprenditore, artista e designer. Chi legge di lei non può fare a meno di imbattersi in questi tre diversi aspetti della sua vita, ognuno dei quali caratterizzato da successi e note di valore. Come è stato per lei destreggiarsi in questi diversi campi? Quanto vivono l’uno nell’altro, e dove invece si sono rivelati inconciliabili?
Per rispondere a queste domande devo partire dall’inizio della mia giovinezza. Finite le elementari ho fatto tre anni di scuola d’arte inferiore, dove ho avuto la fortuna di avere dei professori straordinariamente bravi. Contemporaneamente lavoravo in una vetreria. A 18 anni iniziò la mia prima attività in proprio, denominata FULLET, alla quale ne seguirono altre tre, specializzate sempre in tecniche innovative in vetro, sino a fonderle nel 1973 per costituire la Fiam Italia con una mission molto precisa: il design del cristallo curvato. Tutta la mia vita è stata influenzata da queste prime scelte: Arte, proveniente dagli stimoli che mi sono stati dati a scuola; Imprenditore, come scelta di vita; Designer, per necessità iniziale, per poi proseguire nel mettere a frutto le mie conoscenze tecniche con un po’ di buongusto. Penso che tra arte e design ci sia un filo conduttore molto sottile. L’arte si addice alle emozioni del cuore e dello spirito, mentre il design, oltre alle emozioni, deve soddisfare le esigenze pratiche del vivere quotidiano. Sono strade che si possono incrociare quando la fantasia del bello deve essere applicata alla razionalità per renderla più affascinante.
I passi della sua carriera sono sempre stati legati al vetro e alla sua lavorazione. Cosa l’ha spinta a sceglierlo fra tutti gli altri materiali? Quali sfide ha comportato e quali successi?
Come dicevo, la casualità mi ha portato, nella vita, questo materiale sino allora poco considerato e conosciuto, anche se era stato scoperto da diversi millenni. La mia curiosità mi ha permesso di sviscerare le sue possibilità sotto molti aspetti inediti, facendomi scoprire che, forse, questo materiale è il più importante dell’epoca moderna, ma anche per il futuro dell’uomo. Essendo di silice e calce, esso stesso è un componente della terra: riciclabile all’infinito, non subisce alterazioni se esposto agli agenti atmosferici, può subire molte più lavorazioni di qualsiasi altro materiale solido, ci protegge dai vandali, dal caldo, dal freddo, ci dona il piacere di veder fuori pur restando dentro, è un materiale che non ingombra spazio otticamente, ci permette di scrutare lo spazio e gli abissi più profondi. Immaginiamo cosa potrebbe esser stato il mondo se non avessimo scoperto il vetro! In 60 anni di ricerche e 50 anni di Fiam credo di aver dato un forte apporto alla valorizzazione di questo materiale, non solo sotto l’aspetto tecnico ed estetico ma portandolo da complementare a protagonista e, con le ultime ricerche, avergli dato un valore molto più prezioso ed importante per il suo futuro e quello dell’uomo.
Apriamo una breve parentesi sul vetro, materiale cui lei ha interamente dedicato la sua vita. Dove crede sia scattata la “scintilla”? Quando ha deciso di dedicarsi alla sua lavorazione?
Tutto è cominciato in giovane età, quando terminata la scuola d’arte iniziai la mia esperienza in vetreria. All’epoca avevo solo quattordici anni, ma già il mio datore di lavoro mi nominò capo operaio offrendomi così la possibilità di esprimere la mia fantasia realizzando opere che in quel settore ancora non erano state pensate. Credo che quello sia stato il primo passo, ma il più importante giunse tempo dopo, all’epoca in cui realizzavo vetri bombati sui quali venivano attaccate immaginette sacre. Mi trovavo lì fra i forni e tra un’infornata e l’altra finii per chiedermi se fosse possibile realizzare uno sgabello completamente in vetro. Fra il 1967 e il 68 realizzai un prototipo, il primo con quel materiale. All’epoca il vetro intimoriva però ancora molto il pubblico, così quando un giornalista venne a trovarmi e mi trovò comodamente seduto su una lastra di vetro curvato, la sua reazione fu a dir poco meravigliata. Non riusciva a credere ai propri occhi. Mi chiese subito di fare una foto, e per sfida io non solo acconsentii, ma mi misi addirittura in bilico con un piede sulla seduta. Capii subito il potenziale di questa idea, così decisi di realizzarne un’intera collezione. Purtroppo però all’epoca l’industria non era ancora attrezzata per prodotti del genere: non esistevano i forni adatti. Forte però della mia idea creai non solo i progetti per quelli, ma l’intera linea presentata nel ’73 da Fiam come primo esempio di arredi realizzati completamente in vetro curvato. Per quanto meravigliato, il pubblico faticò molto ad accogliere questa novità: il vetro era visto come un materiale freddo e pericoloso, poco confacente all’arredo della casa. In tutti questi anni la missione di Fiam è stata proprio cambiare il paradigma comune, riuscendo a comunicare la bellezza e versatilità di questo materiale.
Sappiamo che ha lavorato con numerosi designer e artisti del calibro di Philippe Starck, Cini Boeri, Bruno Munari e altri ancora. Cosa pensa le abbiano lasciato? C’è qualcuno di loro che le è rimasto particolarmente impresso o da cui sente di aver tratto di più?
Sono stato molto fortunato nell’avere coltivato la collaborazione e l’amicizia di tanti artisti e progettisti che hanno scritto, con la loro presenza, la storia della nostra epoca. Vorrei ricordarne qualcuno, ad esempio: nel design, Philippe Starck, Ron Arad, Vico Magistretti, Doriana e Massimiliano Fuksas, Daniel Libeskind, Marcel Wanders, Enzo Mari, Cini Boeri, Giorgetto Giugiaro, Rodolfo Dordoni e molti altri. Così come per l’arte, Emilio Isgrò, Gianni Colombo, Bruno Munari, Arnaldo Pomodoro, Nedo Bendini, Walter Valentini, Umberto Mariani, Oscar Piattella, Riccardo Dalisi, Silvano Martini, ed in particolare Giuliano Vangi, mio primo insegnante ed oggi tra gli artisti viventi più acclamati al mondo. Altre importanti collaborazioni, con i fotografi Vincenzo Castella, Christopher Broadbent, Gabriele Basilico, ma anche il supporto filosofico di amici come Domenico De Masi ed altri. Devo ringraziare questi personaggi perché ognuno di loro, con il proprio genio, ha lasciato una traccia indelebile del proprio passaggio, con amore, devozione e creatività, costruendo in Fiam un forziere prezioso di esperienze assolutamente irripetibili che solo la storia potrà testimoniare. Oggi è possibile ammirare i risultati di queste contaminazioni all’interno di un museo che abbiamo appositamente realizzato in una villa nobile del ‘400/‘700, unico al mondo a conservare opere costituite esclusivamente con lastre di vetro trattate con tecniche sempre molto diverse ed innovative, per dare ad ogni artista la propria cifra stilistica. Suddiviso nelle due categorie, Arte e Design, il museo si estende su circa 2000 mq di superficie espositiva, contornati da due ettari di giardini all’italiana originari del ‘700, che hanno destato l’interesse di oltre 25 televisioni nazionali. Certo, tutto questo ci ha portato anche tante soddisfazioni e visibilità, per me ma anche per Fiam Italia, come ad esempio la cittadinanza onoraria di New York, il Compasso d’Oro alla Carriera, contemporaneamente alla Ferrari, il Premio Leonardo, ricevuto direttamente dalle mani del presidente Mattarella, la mia laurea honoris causa, il premio Frontino dal Magnifico Rettore Carlo Bo, e tanti altri difficili da elencare, ma anche la presenza di Fiam Italia in circa trenta musei internazionali, oltre alle circa mille e più interviste nazionali ed internazionali. Inoltre, con le mie opere personali, ho avuto il piacere di consegnare anche un crocefisso a Papa Ratzinger ed un altro molto grande a Papa Francesco, essendo così, curiosamente, l’unica persona nella storia ad aver realizzato due crocefissi in vetro per due papi contemporaneamente viventi.
Fiam Italia è un’azienda conosciuta in tutto il mondo, vincitrice di numerosi riconoscimenti e ancora oggi capace di stupire per la propria capacità di rinnovarsi. Quale pensa sia stata la formula che l’ha portata al successo? E cosa vede nel suo futuro? Quali pensa possano essere oggigiorno le qualità indispensabili perché un’azienda di design di stampo internazionale come Fiam Italia continui a eccellere nel proprio lavoro?
Oltre 50 anni fa abbiamo dato il via all’esplorazione di questo materiale. Oggi, grazie al prezioso lavoro e alle idee che ci hanno lasciato i nostri progettisti ed artisti, siamo riusciti a cambiare il volto di questo materiale. Per tanti decenni ha dominato il minimalismo, dove la Fiam, con il vetro, imperava. Trasparente, immateriale, algido, inseribile in ogni contesto d’arredo, non occupa spazi otticamente. Purtroppo, con la crisi iniziata nel 2008, la Fiam ed il vetro si sono trovati fuori contesto arredativo. Pian piano hanno iniziato a propagandarsi delle linee completamente diverse, con materiali molto più presenti. Per questo motivo la Fiam, grazie alle esperienze e alle ricerche fatte con i propri progettisti, designer e collaboratori è riuscita a portare una rivoluzione sulla materia, cambiando proprio il paradigma della sua essenza storica. Dopo millenni, in cui l’uomo ha pensato sempre alla lastra di vetro come al materiale/immateriale per eccellenza, algido, freddo, facile da sporcare con le mani e con la presenza della polvere, speculare e planimetrico, monocromatico, trasparente ecc.., la Fiam è riuscita a realizzare delle lastre di vetro che sono all’opposto di queste qualità, quindi: materico, caldo, tattile, multicolor, con spessori fino a 36mm, superfici rugose e traslucide, difficili da sporcare e facili da pulire, inoltre ha creato nel vetro delle texture con diverse profondità, conferendo alla materia delle tridimensionalità considerate prima di allora impossibili. Il risultato, sono vetri assimilabili a delle pietre preziose realizzate una alla volta in maniera esclusiva dai nostri maestri vetrai, che, abbinate ad altri materiali di pregio, vengono messe a disposizione dei progettisti per creare nuove linee molto più attraenti per le nostre collezioni attuali e future. Un altro segreto della Fiam sta nell’essere un atelier aperto alla sperimentazione di tanti amatori di questo materiale, coscienti che solo in Fiam possono fare esperienze altrimenti impossibili. Con tanto genio a disposizione e con un materiale così duttile come il vetro, i confini temporali diventano immensi. Grazie a tutto questo, che ha reso la mia vita, e quella dell’azienda, interessante e felice, sono certo che si possa continuare lungo questo percorso di bellezza ed innovazione con l’entusiasmo dei miei figli e dei nostri collaboratori.